Inequivocabilmente, lo statunitense Ansel Adams è uno dei più celebri e celebrati fotografi di paesaggio, le foto di Adams non si limitano a essere meramente documentaristiche. Attraverso la visione nitida dell’ambiente incontaminato, il fotografo lascia trapelare tutte le sfumature, in una gamma inedita allora, del suo animo interpretato secondo inviolabili toni di bianco-bianco, nero-nero e grigio-grigio ben distribuiti sulla stampa finale. L’esercizio estetico di Ansel Adams, sempre sereno e possente, è stato messo in pertinente combinazione con le sue analisi tecniche, che stanno alla base di tutto il suo lavoro. Ansel Easton Adams nacque a San Francisco il 20 febbraio 1902 da famiglia benestante. Nel 1906, durante il terremoto che scosse San Francisco, un violento urto lo gettò a terra, facendogli riportare quella frattura del naso che caratterizzò il suo volto per tutta la vita. Pur avendo frequentato scuole pubbliche e private, non si applicò mai troppo agli studi, preferendo di gran lunga le escursioni all’aria aperta e perseguendo i propri interessi personali. A dodici anni Ansel iniziò a suonare il pianoforte per intraprendere la carriera da musicista, ma quando due anni più tardi si trovò quasi per caso a scattare le sue prime foto amatoriali dello Yosemite National Park, esplose in lui quella passione per la natura e la fotografia, che lo avrebbe condotto a diventare uno dei più grandi fotografi del ‘900. Nel 1919, a diciassette anni, entrò a far parte dello “Sierra Club” un gruppo dedicato a preservare le meraviglie del mondo naturale. A metà degli anni ’20, dopo aver rinunciato definitivamente alla carriera da pianista, Adams sperimentò delle tecniche fotografiche sullo stampo pittorialista che abbandonò presto per poi arrivare ad una maturità e ad una tecnica del tutto personale, basata sulla fotografia pura e diretta di Stieglitz, entrando nella storia della fotografia con i suoi fantastici paesaggi in bianco e nero dall’incisiva nitidezza ed enorme profondità di campo. Tecniche che vennero in parte applicate da tutti i membri del Gruppo f/64 di cui Adams fu il fondatore assieme a John Paul Edwards, Imogen Cunningham, Preston Holder, Consuelo Kanaga. Mise inoltre a punto una tecnica destinata a passare nella storia della fotografia (Zone System o Sistema Zonale), ideata prima e sistematizzata poi, nel 1939. divenuta una delle basi fondamentali della corretta esposizione di una fotografia. Nel 1927, Adams partecipò alla gita annuale del Club, conosciuta come l’”Alto viaggio”, l’anno successivo fu eletto fotografo ufficiale di viaggio. Nel 1930 Adams scrisse il libro Sierra Nevada: The John Muir Trail, le cui immagini scossero sia il Segretario degli Interni Harold Ickes che il Presidente Franklin Roosevelt, portandoli ad abbracciare l’idea del Parco Kings Canyon. Divenne assistente del direttore gite, accompagnando i gruppi (fino a 200 persone) in lunghe escursioni che duravano anche 30 giorni. Nel 1934, venne eletto membro del Consiglio di Amministrazione della Sierra Club, ruolo che mantenne per 37 anni. Ansel Adams è stato visto come un eroe popolare ambientalista, e molti suoi scatti sono stati utilizzati a fini ambientali. Prima e dopo la sua morte, avvenuta a Carmel in California il 23 aprile 1984, Adams ricevette numerosissimi riconoscimenti: tre borse di studio della fondazione Guggenheim; due lauree ad honorem; venne eletto nel 1966 membro dell’“American Academy of Arts and Sciences”; nel 1980 il presidente Jimmy Carter lo insignì della più alta onorificenza civile del suo paese, la “Presidential Medal of Freedom”; nel 1985 venne perfino dato il suo nome ad un monte nella Sierra Nevada in California. Composizione del Sistema Zonale Per mettere in atto la tecnica del Sistema Zonale, imponendo tale trattamento alle pellicole denominate di “Grande Formato” diciamo 10×12 cm. in su; che si sviluppano singolarmente in camera oscura. Sarebbe impossibile per un unico rullino uniformare gli adempimenti che mi accingo a delineare che possono essere solo compensati da un più esteso uso di gradazioni diverse di carta sensibile da stampa. Lo strumento per la rilevazione dei dati per l’applicazione del Sistema Zonale cui affidarsi al fine di impreziosire lo spazio del fotogramma con la più ricca gamma tonale, è un esposimetro tarato per una riflettenza della luce incidente di un qualsivoglia soggetto e che è pari al 18%. In parole povere, leggendo con esposimetro alla mano una superficie illuminata di bianco e attribuendo alla stessa una coppia tempo diaframma, essa verrà riprodotta in stampa come valore di grigio medio del 18%; lo stesso discorso vale se leggessimo le indicazioni dell’esposimetro senza correzione rilevando la lettura su una superficie nera. Una volta scelta la corretta esposizione per le ombre e lo sviluppo per controllare il contrasto, al fine dei risultati di stampa il negativo è una costante, tutto il resto avviene dosando la quantità di luce che raggiunge la carta. Anche eventuali correzioni delle linee cadenti lasciano il negativo inalterato. Esposizione del negativo Prima di esporre il negativo, si dovrà stabilire il giusto tempo di esposizione delle aree scure nelle quali si desidera conservare un dettaglio sufficiente (zona III), calcolare male questa fase renderà il negativo definitivamente perduto. Successivamente si passerà al rilevamento coppia tempo/diaframma con cui porre una parte dell’immagine da riprendere in zona V verificando in sintonia a tale coppia, in quali zone cadranno le altre luminanze di ombre (zona II e III) e le luci (zona VII e VIII) visualizzate. Con queste premesse, valuteremo l’uso di tale mezzo di rilevazione e metodo di previsione; così facendo avremo provveduto ad una ripartizione delle luminanze in maniera logica ma soprattutto interpretativa raggiungendo il conseguimento di un negativo che se sviluppato in condizioni normalmente controllate ci restituirà una stampa ricca di informazioni. Ansel Adams e le sue celebri frasi – Fotografia. Un’austera e sfolgorante poesia dal vero. – L’assoluta facilità con cui possiamo produrre un’immagine banale porta spesso ad una totale mancanza di creatività. – Non ci sono regole per una buona foto, ci sono solo buone fotografie. – Ci sono sempre due persone in ogni foto: il fotografo e l’osservatore. – Non ci sono regole per una buona foto, ci sono solo buone fotografie. – Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene.